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Premio Alumni Awards Elvira Poli a quattro Alumnae ingegnere

Il 10 marzo dalle ore 16:30, presso l’Aula Magna di Ingegneria, si è svolto l’evento “Parità di Genere nell’ingegneria: ieri, oggi e domani”, promosso dall’Università di Padova, dalla sua Associazione Alumni e dalla Scuola di Ingegneria. L’occasione, nell’ambito dell’iniziativa “8 marzo diffuso”, è stata la consegna dell’Alumni Awards – Premio Elvira Poli, in onore della prima donna laureata in Ingegneria dell’Ateneo. Questo riconoscimento è stato istituito dall’Associazione Alumni nell’ambito degli Alumni Awards per premiare le migliori laureate in ingegneria dell’Università di Padova dell’anno, distintesi per l’impegno verso il tema della parità di genere durante la loro carriera accademica e lavorativa. Hanno ricevuto il premio quattro ex studentesse: Laura Bettiol, Laureata Magistrale in Ingegneria Aerospaziale; Elisa Castagna, Laureata Magistrale a Ciclo Unico in Ingegneria Edile-Architettura; Stefania Guerra, Laurea Magistrale in Bioingegneria e Adelaide Raia, Laureata Magistrale in Ingegneria Gestionale. Il professor Andrea Gerosa, presidente della Scuola di Ingegneria, introducendo la premiazione, ha sottolineato l’importanza di eventi come questo, che evidenziano storie di successo di donne laureate in ingegneria per fornire esempi positivi alle ragazze che ancora sono condizionate dagli stereotipi di genere. Favorire l’inclusione delle donne nello studio dell’ingegneria è necessario per una maggiore apertura alla diversità di approcci, ai punti di vista e alla sensibilità, per evolversi e affrontare le sfide di un futuro che richiede la competenza di tutti. «In Italia solamente il 18% degli Ingegneri è donna e la percentuale di donne laureate in ingegneria rispetto al totale delle laureate è del 19,1%”, posizionando il nostro Paese al penultimo posto in Europa: questo è il dato più drammatico che dobbiamo combattere». –  ha continuato Gianni dal Pozzo, presidente dell’Associazione Alumni. L’intervento della professoressa Francesca Maria Susin, coordinatrice della Commissione per le pari opportunità e la parità di genere della Scuola di ingegneria dell’Università di Padova, ha sottolineato diversi aspetti sulla disparità di genere, a partire dai dati raccolti sulla comunità studentesca universitaria. Nonostante l’incremento di studentesse nei corsi di laurea in ingegneria, i dati in percentuale mostrano che la presenza maschile rimane nettamente predominante. Tuttavia, vi è una maggiore consapevolezza sull’importanza della presenza della componente femminile per ridefinire i confini di una professione ingegneristica inclusiva e paritaria, per accelerare il progresso, non solo tecnologico, ma anche umano. A conclusione dell’evento, le quattro Alumnae premiate hanno raccontato la loro esperienza professionale. Tutte sono state felicissime non solo per il riconoscimento ottenuto, ma per aver partecipato a questa iniziativa di sensibilizzazione sulla professione di ingegnera, per favorire l’inclusione delle donne nelle Università di Ingegneria e nelle professioni ingegneristiche. foto gi gruppo gruppo 2 sala speakers S.Guerra sala 2

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Presente e futuro delle tecnologie solari a Bressanone 

Il 13 febbraio scorso, presso la sede dell’Università di Padova a Bressanone (BZ), si è tenuta la conferenza “Presente e futuro delle Tecnologie solari”, rivolta a professionisti, ricercatori e studenti. Attraverso i contributi di relatori dell’Università di Padova, dell’Università di Palermo, dell’Enea, del CNR, dell’Eurac Research e dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), i partecipanti hanno potuto approfondire gli aspetti tecnici relativi alle tecnologie all’avanguardia del fotovoltaico e del solare termico. Inoltre, l’evento ha offerto un momento di dialogo e di networking per discutere le potenzialità delle energie rinnovabili per la transizione energetica del nostro Paese. «Un’occasione unica per esplorare le nuove frontiere del solare, settore cardine della transizione verso un’economia sostenibile – ha riferito Matteo Meneghini, professore ordinario di Elettronica presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione (DEI) dell’Università di Padova, organizzatore dell’evento -. Con la crescente necessità di soluzioni energetiche pulite, i temi trattati sono rilevanti sia per gli addetti ai lavori sia per il pubblico generale, interessato a comprendere l’evoluzione delle tecnologie alimentate da energie rinnovabili». La conferenza, organizzata nel contesto del progetto PNRR NEST, ha avuto luogo durante la International Winter School “Materials and technologies for solar energy: photovoltaics and thermal solar” tenutasi dal 10 al 14 febbraio a Bressanone, nel corso della quale studenti e ricercatori, selezionati dal comitato scientifico, hanno presentato la propria attività di ricerca. Tra questi, Irene Motta del Dipartimento di Scienze Chimiche (DiSC) dell’Università di Padova, ha ricevuto il premio Best Presentation Award.     Approfondimenti: Programma dell’evento Fondazione NEST IMG_5109 IMG_3532 IMG_5043 IMG_4120 IMG_3680 IMG_3787 IMG_4584 IMG_3499

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GREENEDGE, Progetto Marie Curie Action premiato come “storia di successo” dalla UE

L’energia richiesta dall’Intelligenza Artificiale sta aumentando in modo esponenziale, generando una grande preoccupazione per la sua sostenibilità ambientale. Ciò rende impellente la creazione di algoritmi più efficienti, hardware dal consumo più basso, uso prioritario di energie rinnovabili: il progetto GREENEDGE apporta un valido contributo alla risoluzione di queste tematiche. GREENEDGE è un progetto MSCA (Marie Skłodowska-Curie Action) International Training Network coordinato dall’Università di Padova e finanziato dalla UE nell’ambito del programma di ricerca e innovazione Horizon 2020. Recentemente, GREENEDGE è stato premiato come “storia di successo” dalla Commissione Europea: un importante traguardo, riconosciuto sia per l’azione di efficientamento energetico di tecnologie ICT, sia per la formazione di giovani scienziati esperti in tecnologie informatiche sostenibili. In pratica, un perfetto esempio dello slogan del programma MSCA: “Developing talents, advancing research”. Il coordinatore di questo progetto, Michele Rossi, professore ordinario presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione (DEI) dell’Università di Padova, afferma: «Il progetto è nato dalla collaborazione decennale con rinomati centri di ricerca, come il CTTC di Barcellona, l’Università Cattolica di Lovanio (KU Leuven), l’Università di OULU e l’Imperial College di Londra. Oltre all’avanzamento tecnologico e alla formazione di giovani professionisti, il progetto si propone di lasciare un’impronta positiva sull’ambiente». «Nelle reti future, dove la comunicazione convivrà sempre più con il calcolo e l’elaborazione delle informazioni – continua Rossi − è prioritario studiare soluzioni a basso consumo energetico per abbattere la crescente impronta di carbonio». Ecco spiegato il termine “Green” che compare nel nome del progetto. Il termine “Edge,” riferito alla rete, rappresenta l’infrastruttura di comunicazione e di calcolo che connette dispositivi mobili (quali cellulari) o in posizioni remote e poco accessibili (quali sensori in una smart city) con la rete Internet. Il compito dell’edge è processare le informazioni direttamente alla fonte, il più vicino possibile al punto in cui vengono prodotte. «Ci proponiamo di minimizzare l’energia che consuma l’edge – afferma Rossi – cercando di ridurre i consumi energetici correlati alla trasmissione e all’elaborazione delle informazioni dei dispositivi che lo popolano. Questi obiettivi sono raggiungibili tramite nuovi algoritmi, l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili, fino all’utilizzo di tecnologie e materiali innovativi. Per esempio, in un prossimo futuro, si prospetta la creazione di reti di sensori stampati con materiale organico e dunque biodegradabili, che possano essere installati su diverse superfici, quali vetri, muri ecc., ottenendo reti di sensori a impatto zero». Per raggiungere gli obiettivi del progetto GREENEDGE, sono stati individuati quindici giovani studenti e studentesse, a cui sono stati assegnati dei progetti individuali, con il focus condiviso di limitare il consumo energetico di algoritmi e di apparati per la comunicazione e il calcolo all’edge della rete. Questi giovani ricercatori hanno intrapreso un percorso di studi di prim’ordine, sfociato nella scrittura di una tesi di dottorato. Una intensa fase di training ha contemplato sei scuole organizzate in Belgio (Lovanio), Italia (Bressanone), Spagna (Barcellona), Francia (Parigi), Finlandia (Oulu) e Regno Unito (Londra), affrontando workshop e sessioni di formazione di stampo tecnico-scientifico e discipline trasversali, tra cui marketing e gestione di progetti, pensiero creativo, ricerca e innovazione responsabili, accesso aperto, integrità scientifica, innovazione di genere. In particolare, nella scuola estiva di Bressanone (organizzata fin dal 1952 dall’Università di Padova, di cui il prof. Rossi è stato direttore per otto anni), la sessione del 2022 è stata sviluppata proprio intorno al progetto GREENEDGE, tramite corsi monografici dedicati. «Al di là dell’aspetto tecnico e scientifico, abbiamo posto particolare attenzione all’educazione dei nostri studenti riguardo a molte tematiche trasversali e a alla comunicazione delle nostre iniziative e dei risultati ottenuti − afferma Rossi − per questo abbiamo accompagnato i nostri studenti e le studentesse in un percorso di crescita personale, offrendo loro una formazione dedicata con esperti di spicco in ambito internazionale». Per esempio, i ricercatori assunti dal Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Padova hanno completato la loro attività di studio tramite visite presso il Toshiba Research Europe Limited di Bristol (UK), l’Imperial College di Londra (UK) e l’Università di Saint Louis (USA). https://www.youtube.com/watch?v=RWet95hI4Y0   Nell’evento finale del progetto, tenutosi lo scorso settembre a Bol (Croazia), i ricercatori di GREENEDGE hanno presentato il loro lavoro in due sessioni poster, accogliendo la partecipazione di tutti gli iscritti all’evento IEEE SOftCOM che li ospitava. Successivamente, nel “Symposium on Green Networking and Computing”, sono stati presentati i lavori svolti dai vincitori del concorso che i ricercatori di GREENEDGE hanno preparato per studenti di laurea e dottorato di altre istituzioni e programmi. Nel video finale dell’evento, traspare la passione e l’entusiasmo degli studenti e delle studentesse partecipanti al progetto e la loro gratitudine per l’esperienza vissuta, arricchente sia sul piano scientifico che su quello personale. «Un progetto impegnativo da gestire – continua Rossi – perché ha coinvolto studenti e studentesse diversi per cultura e formazione, partner accademici e dell’industria di tutta Europa, ma anche un’esperienza meravigliosa, che ci ha dato grande soddisfazione. Non ultimo – conclude Rossi – il riconoscimento da parte della Commissione Europea come “storia di successo”».       Approfondimenti: Sito del progetto: https://greenedge-itn.eu/ GreenEdge su LinkedIn.   GreenEdge su YouTube. “Soluzioni ITC sostenibili per il nostro mondo connesso”, articolo sul sito ufficiale dell’Unione Europea, sezione “Tutte le storie di successo”. Il progetto su CORDIS, il sito del servizio Comunitario di Informazione in materia di Ricerca e Sviluppo. GreenEdge è un MSCA (Marie Skłodowska-Curie Action) International Training Network Alcuni articoli sulla stampa generalista online: OpenAI CEO Altman says at Davos future AI depends on energy breakthrough. 16.01.2024 Nei prossimi anni l’AI potrebbe consumare tanta energia quanto un’intera Nazione, Geopop, 11.03.2024 Il consumo energetico dell’AI è fuori controllo. Reece Rogers, Wired, 22.07.2024

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Lo sapevi che è in corso la quarta rivoluzione industriale?

Grazie all’utilizzo di tecnologie che fino a pochi anni fa erano esclusivamente appannaggio del mondo della ricerca, il progresso tecnologico ha fatto un balzo in avanti impressionante. Ora ci troviamo di fronte a una nuova rivoluzione, caratterizzata da un vasto insieme di nuove e complesse tecnologie, fra cui l’Internet of Things, l’Intelligenza Artificiale, la robotica collaborativa, i sistemi di Realtà Aumentata e Virtuale, solo per citarne alcuni. Tutte hanno a che fare con i dati: si tratta, infatti, di tecnologie che generano, trasmettono o elaborano un’enorme quantità di dati, creando valore aggiunto. I dati sono considerati da molti “il nuovo petrolio”, una fonte di ricchezza pressoché infinita, con cui è possibile creare nuovi prodotti e nuovi servizi, per un futuro più sostenibile. Di questo e altro, ce ne parla Gian Antonio Susto, professore associato di Automatica del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione. Ascoltalo qui sotto! 

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Brainteaser. Un progetto europeo per portare l’AI in aiuto ai pazienti affetti da malattie neurodegenerative

Come può l’intelligenza artificiale aiutare a migliorare la cura delle malattie neurodegenerative? In medicina i modelli di machine learning funzionano con successo se il contesto è ben definito. Nell’imaging medicale (radiografie o simili), grazie al lavoro complesso svolto fino ad oggi, l’AI è in grado di analizzare l’immagine e comunicare, per esempio, la presenza o meno di un tumore, offrendo al medico informazioni precise per effettuare una diagnosi. La Radiologia, rispetto ad altri campi della Medicina, è infatti in una posizione favorevole per adottare gli algoritmi e le infrastrutture di AI. Invece, se consideriamo di utilizzare l’AI in ambito clinico per predire la progressione della malattia e migliorarne la cura, il discorso si fa complesso. Ma c’è chi ci sta lavorando, anche qui al DEI, nell’ambito del progetto Brainteaser.  «Eravamo agli inizi del 2020, in pieno Covid quando tutti erano chiusi in casa. – ci racconta la Prof.ssa Barbara Di Camillo, ordinario di informatica presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università degli Studi di Padova e manager scientifico di Brainteaser – Ricordo che registravo le lezioni per gli studenti del mio corso in salotto, intorno alle cinque del mattino, quando tutta la famiglia dormiva. In quello stesso periodo uscì una call in cui si richiedevano progetti europei che affrontassero temi clinici utilizzando l’AI, per esplorare l’uso dell’intelligenza artificiale in ambito clinico».  Dopo un anno, nel febbraio del 2021, prende avvio il progetto Brainteaser, il cui obiettivo è di integrare dati sociali, ambientali e sulla salute umana per sviluppare modelli di stratificazione dei pazienti e di progressione della malattia, per soddisfare le esigenze della medicina personalizzata.  In pratica, si tratta di portare i vantaggi dell’intelligenza artificiale direttamente ai pazienti, per gestire al meglio il decorso della loro patologia.  Le malattie prese in esame nel progetto sono la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) e la sclerosi multipla (SM), due patologie neurodegenerative complesse con quadro clinico, evoluzione, prognosi e terapie molto differenti. Tuttavia, queste malattie si accomunano perché colpiscono il sistema nervoso, sono croniche, progressive e modificano significativamente la qualità della vita dei pazienti e dei loro famigliari. Al progetto Brainteaser viene destinato un budget che sfiora i 6 milioni di euro, con finanziamenti dal programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 dell’Unione Europea per una durata di quattro anni, con la partecipazione di 11 partner europei coordinati dall’Universidad Politécnica de Madrid (UPM) e il coinvolgimento di 300 pazienti individuati in quattro centri clinici situati in Italia, Spagna e Portogallo. «L’approccio “Open Science”, richiesto dalla call, ci ha portato a seguire un iter burocratico abbastanza complesso per permetterci di costruire i tool e le app in collaborazione con i clinici e le associazioni dei pazienti, ma anche con altri operatori, come i fisioterapisti, per capire di che cosa avessero bisogno – continua la Di Camillo. E aggiunge – Abbiamo specificato che il dato non sarebbe stato venduto, né che ci sarebbe stato un successivo utilizzo commerciale. Il dato sarebbe stato messo a disposizione per creare dei modelli di Intelligenza Artificiale per predire il rischio di progressione nei pazienti con SLA e SM».    L’Università di Padova, responsabile tecnico di Brainteaser, sta guidando lo sviluppo di questi modelli di Intelligenza Artificiale, in collaborazione con altri partner. «Per quanto riguarda l’AI, una parte viene sviluppata da noi a Padova, una dal gruppo di Torino, una da quello di Lisbona e una parte dal gruppo di Pavia – specifica la Di Camillo. E continua – Con l’AI abbiamo elaborato tutti i dati raccolti durante il progetto e i dati retrospettivi che avevano i clinici, per impostare i modelli predittivi che indicassero la progressione della malattia e la stratificazione dei pazienti in gruppi diversi in base alla velocità di progressione».  Grazie a uno smartwatch e a uno smartphone consegnati a ogni paziente del progetto, viene messa a disposizione un’app che offre anche contenuti educativi e servizi personalizzati, come strumenti per promuovere l’autogestione della malattia. I pazienti possono condividere informazioni utilizzando l’app che, allo stesso tempo, monitora costantemente la loro attività/mobilità e i parametri vitali. Attraverso l’uso dell’AI, quindi, non solo vengono generate delle predizioni ma anche una visualizzazione chiara e comprensibile dei dati. Queste informazioni vengono trasmesse al clinico che, vedendo le predizioni del modello e i dati del paziente, può decidere se anticipare (mai posticipare) la visita periodica del paziente. Oltre ai dati clinici, vengono acquisiti i dati delle app progettate e sviluppate per i pazienti con sclerosi laterale amiotrofica e sclerosi multipla. Vengono inoltre raccolti anche i dati di un sensore della qualità dell’aria indossato dai pazienti: la qualità dell’aria è un dato che incide sulla malattia ma non risulta essere una variabile dei modelli predittivi. «Quello che ci interessa nello sviluppo dell’AI – sottolinea la Prof.ssa Di Camillo – è la capacità degli algoritmi di generalizzare su nuovi dati. Se consideriamo come predire la progressione della malattia, sappiamo che ci sono tantissime variabili che non è possibile o facile raccogliere. Per esempio, non consideriamo il contesto familiare, anche se un paziente solo o che è stato lasciato dal coniuge dopo la diagnosi funesta, molto probabilmente vede peggiorato il decorso della sua malattia. Un modello di predizione, comunque, deve funzionare su tutti i pazienti, in modo da dare al clinico un’indicazione accurata sulla possibile progressione della malattia». Brainteaser si chiuderà il prossimo giugno e quindi, in questo periodo, i partner stanno parlando dell’exploitation plan e dell’incontro che si terrà a Bruxelles su questo argomento.  «Utilizzare l’AI in clinica non è semplice: in un contesto di ricerca è possibile, ma in un contesto reale è necessario certificare tutti i software come dispositivi medici: strumenti clinici, sistemi di monitoraggio e app per i pazienti sono relativamente facili da certificare. Tuttavia, per l’AI usata in un contesto predittivo, la questione diventa molto più complessa, soprattutto alla luce del recente “AI act”, pubblicato lo scorso maggio, che aggiunge, giustamente, ulteriori vincoli e requisiti ». – conclude la prof.ssa Di Camillo. Con Brainteaser, ricercatori, clinici e pazienti hanno svolto un lavoro enorme per portare l’intelligenza artificiale nella pratica clinica, con…

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Sergio Canazza a Quasar, RAI2

Lo scorso 16 novembre, nel programma di scienza ed ecologia Quasar, su RAI2, la giornalista Marita Langella ha intervistato Sergio Canazza, professore associato di Informatica al DEI, sulle nuove possibili declinazioni del binomio Arte e Intelligenza Artificiale. L’intervista intitolata ”Prendi l’arte e mettila da parte, con l’AI”, è disponibile su RaiPlay, a questo link, puntata del 16 novembre 2024, dal minuto 6.

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Nicola Ferro vince il prestigioso premio internazionale Tony Kent Strix Memorial Award

Nicola Ferro, professore ordinario in Sistemi di Elaborazione delle Informazioni al DEI, ha ottenuto il prestigioso premio internazionale Tony Kent Strix Memorial Award per il 2024, che viene assegnato ai principali scienziati mondiali che si occupano di Reperimento dell’Informazione (Information Retrieval – IR). La motivazione è la seguente: “Il premio riconosce il suo distinto curriculum di ricerca e il suo contributo costante e complessivo nel campo dell’Information Retrieval (IR)”. Come riportato nel sito del premio: «All’inizio della sua carriera, Nicola Ferro ha fornito contributi innovativi sui modelli di riferimento per le biblioteche digitali, sulle annotazioni dei dati e sulla progettazione di sistemi per le biblioteche digitali. Il suo lavoro in questo settore è stato molto influente. È noto soprattutto per i suoi straordinari contributi alla valutazione dei sistemi di reperimento delle informazioni. È tra i massimi esperti mondiali del settore. Grazie al lavoro instancabile di Nicola, alle sue capacità umane e alla sua visione scientifica, la campagna di valutazione internazionale CLEF (Conference and Labs of the Evaluation Forum) unisce un’ampia gamma di attività, dal tradizionale reperimento di documenti alla classificazione di immagini ambientali e all’integrazione di dati medici. Il CLEF è stato, e continua ad essere, determinante nel sostenere e far avanzare ii programmi di ricerca di innumerevoli ricercatori –  e, si legge ancora nel sito –  Sono onorato di ricevere questo prestigioso premio e ringrazio la giuria di Strix per un riconoscimento così importante. Questo risultato non sarebbe stato possibile senza i mentori che ho incontrato nel corso della mia carriera e senza la collaborazione e l’ispirazione di numerosi colleghi, a Padova e in tutto il mondo. Considero questo premio un apprezzamento non solo per il mio lavoro, ma anche per i contributi della comunità internazionale CLEF (Conference and Labs of the Evaluation)». Per approfondire, qui il link al sito del premio.

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“IA per la didattica. Didattica per l’IA”: il recap dell’evento

Lunedì 20 gennaio dalle 14:30, presso l’Aula Magna Lepschy del Dipartimento Ingegneria dell’Informazione (DEI), si è tenuto l’evento “IA per la didattica. Didattica per l’AI”, finanziato dalla UE (NextGenerationEU), con il supporto del Ministero dell’Università e della Ricerca, Italia Domani – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e iNEST – Interconnected Nord-Est Innovation Ecosystem. L’uso dell’Intelligenza artificiale nella didattica è una tematica importante ed estremamente attuale. Oltre a essere un argomento molto complesso per opportunità e rischi, l’IA pone davanti a sfide etiche, che non si possono demandare solamente a psicologi, sociologi, filosofi della scienza o ad altri specialisti. Pertanto, è fondamentale investire nella formazione dei docenti, modificando le metodologie didattiche in funzione di questa nuova disciplina.In questo evento si è parlato di sperimentazione dell’IA nelle scuole italiane, di buone pratiche per una lA consapevole nella didattica, di come insegnare l’etica dell’IA e di questioni di genere e insegnamento dell’intelligenza artificiale. Hanno partecipato, come relatori: Vincenzo Vespri, professore di Matematica all’Università di Firenze e Consigliere del Ministro dell’Istruzione in qualità di esperto delle attività di sviluppo, potenziamento e innovazione delle metodologie didattiche nell’ambito delle materie STEAM (Science Technology Engineering Art Mathematics), Carlo Mariconda, professore ordinario di Matematica presso di Dipartimento di Matematica dell’Università di Padova, Guglielmo Tamburrini, professore ordinario di Filosofia della Scienza e della Tecnologia presso il DIETI, Dipartimento di Ingegneria Elettrica e Tecnologie dell’Informazione dell’Università di Napoli Federico II, Silvana Badaloni, già professoressa associata di Intelligenza Artificiale e attualmente studiosa senior presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Padova, Antonio Rodà, professore associato di Sistemi di elaborazione delle informazioni presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Padova. Moderatore dell’evento, Sergio Canazza, professore associato di Informatica presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Padova.

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“Sostenibilità Intelligente”: il recap dell’evento

Venerdì 29 novembre, presso il Palazzo della Salute di Padova, si è svolto l’evento organizzato dal Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione “Sostenibilità Intelligente – Sfide e prospettive per le tecnologie green del futuro”, moderato dal prof. Ruggero Carli, professore associato di Automatica presso il DEI.Un evento dal taglio divulgativo rivolto a tutta la cittadinanza, nel pieno spirito della Terza Missione dell’Università. Studenti, associazioni, istituzioni, aziende e pubblico generico hanno risposto numerosi all’invito del nostro dipartimento, riempendo quasi completamente la sala conferenze.Dopo i saluti istituzionali del prof. Angelo Cenedese, ordinario di Automatica e responsabile del progetto Terza Missione del DEI e la presentazione dell’evento da parte del prof. Ruggero Carli, è intervenuto il vicesindaco del Comune di Padova, Andrea Micalizzi, che ha sottolineato le azioni che sta compiendo la nostra città in tema di sostenibilità ambientale, soprattutto per ridurre le emissioni climalteranti.Azioni riconosciute anche a livello europeo, tanto che Padova, unica città del Veneto, è stata scelta come città pilota fra 100 città europee per arrivare alla neutralità climatica entro il 2030, secondo la missione dell’Unione Europea per le città climaticamente neutre e intelligenti all’interno del programma di ricerca e innovazione Horizon Europe per gli anni 2021-2027.Per incrementare le politiche di sviluppo sostenibile e promuovere una cultura della sostenibilità nella nostra comunità, ha concluso il vicesindaco, è pertanto fondamentale lavorare tutti insieme, municipio e altri soggetti. Il prof. Daniele Visioni, dottore di ricerca in chimica e fisica dell’atmosfera, in collegamento dagli Stati Uniti, dove insegna alla Cornell University, ha spiegato che la comunità di scienziati esperti del clima è unanime nell’affermare che le attività umane stanno giocando un ruolo rilevante nell’aumento delle temperature globali.Anche se parlando del clima stiamo comunque ragionando su una teoria scientifica, le previsioni sono sempre più robuste nel dimostrare che l’influenza umana ha riscaldato l’atmosfera, l’oceano e le terre emerse, con un’incidenza che non si era mai vista in duemila anni. In particolare, gli studi pubblicati dall’IPCC (Intergovernmental Panel On Climate Change), il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici, dimostrano che c’è una correlazione tra questa teoria e, per esempio, le osservazioni fatte dai satelliti che ci permettono di misurare le lunghezze d’onda del disequilibrio climatico. Oggi si misura anche la traccia isotopica del carbonio prodotto dai combustibili fossili che è diversa, come traccia, da quella prodotta da animali e piante.Cosa possiamo aspettarci da modelli e predizioni?Nonostante il livello di confidenza dei modelli, l’incertezza rimane, poiché la discriminante è ciò che farà la società umana. IPCC, pertanto, informa i governi, sottolineando che il futuro dipende da noi e dalle scelte che porteremo avanti. Decarbonizzare per mitigare gli effetti negativi del cambiamento climatico che stiamo vivendoè, dunque, estremamente necessario. Ma si sta investendo in questo senso? Manuel Gallio, laureato al DII di Padova ed esperto del mondo industriale, ha illustrato qual è il trend degli strumenti finanziari nei sistemi energetici attuali e del prossimo futuro, per poter capire quali sono gli investimenti che dovremmo aspettarci dagli Stati nel settore dell’energia. Si punterà sulle rinnovabili o dovremo ancora continuare ad utilizzare il gas, oppure il nucleare sarà una valida alternativa?Senza entrare nelle questioni politiche, essendo questo un intervento di tipo tecnico di alto profilo, abbiamo compreso cosa è realistico aspettarsi dagli investimenti finanziari.L’analisi del Dott. Gallio ci dice che un mix di tecnologie rinnovabili, come l’eolico off-shore e il solare, e tecnologie efficienti che utilizzano il gas o addirittura mini-reattori nucleari per alimentare i data center, sono la soluzione migliore per cercare di andare incontro – realisticamente in questo momento – agli obiettivi sul clima, mitigando l’aumento della temperatura e diminuendo le emissioni di CO2.Dopo questo intervento di stampo più economico-finanziario, si è passati alle attività di ricerca del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione a favore della decarbonizzazione, con il prof. Mirco Rampazzo, professore associato in Automatica del DEI.Nel suo intervento, intitolato “il ruolo dell’ICT nell’era dell’Internet dell’energia”, ha spiegato che l’Internet dell’energia è, in pratica, un sistema di sistemi, dove la possibilità di mettere insieme diverse forme di energia diventa molto ampio. Con questa complessità, l’intelligenza dentro le tecnologie che sviluppiamo può essere utile per accelerare la transizione energetica tanto auspicata: in questo senso, il ruolo dell’ICT (Information and Communication Technologies) nell’era dell’Internet dell’energia, diventa cruciale. Infine, il prof. Paolo Mattavelli, del “Centro studi di Economia e Tecnica dell’Energia Giorgio Levi Cases”, ha parlato delle iniziative del centro interdipartimentale dell’Università di Padova a favore dei ricercatori, per dare loro la possibilità di fare progetti con tematiche non presenti nel loro dipartimento, ma comunque nel campo delle fonti di energia, della loro trasformazione, distribuzione e utilizzo finale. Tra i vari progetti dei ricercatori, ne citiamo due: Smart Power-Electronic Hub e Liquefied Natural Gas as a SustainablE Alternative maritime fuel. Dopo gli interventi degli esperti del mondo accademico e dell’industria, si è tenuta una tavola rotonda con alcune associazioni del territorio, che hanno condiviso “buone pratiche” e riflessioni sulla sostenibilità.Hanno partecipato i rappresentanti di due associazioni studentesche – LEDS for Africa e Catharsis – e una associazione – Radici Future 2030 – che ogni anno propone un festival della sostenibilità a Bassano del Grappa promuovendo progetti che coinvolgono i ragazzi delle scuole superiori e aziende.Tutte queste realtà si stanno prodigando per cercare di promuovere un rafforzamento nella coscienza delle persone. È stato particolarmente interessante il racconto dei progetti attuati per la sostenibilità, con ricadute tangibili e positive nelle comunità interessate, siano esse in Africa o nel nostro territorio.Un aperitivo di networking con tutti i presenti – oltre 80 persone – ha chiuso l’evento, che, ne siamo certi, ha trasmesso un messaggio positivo: tutti insieme possiamo davvero fare qualcosa di importante e utile per contribuire alla sostenibilità del nostro pianeta e al benessere delle generazioni future.

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Premiato a Lipsia il team Astrodemo

Con una proposta progettuale sulla Space Economy, il team Astrodemo, composto da studenti dell’Università degli Studi di Padova, ha vinto il premio International Innovators Award 2024 proposto dall’Alleanza Arqus. Gli studenti che compongono il team sono: Samuele Enzo (PhD- DII) Stefano Polese (studente DII) Davide Bicego (studente DEI) Gianluca Colombo Taccani (laureato DEI) Per vedere la presentazione del progetto del team Astrodemo, clicca qui. La proclamazione si è tenuta questo mese presso l’Università di Lipsia, dopo il conteggio dei voti online espressi da 600 persone. Gli Arqus International Innovators Awards sono una delle iniziative dell’European University Alliance per identificare e promuovere le start-up universitarie che intendono internazionalizzarsi (Born Global Start-up). Il contest del premio permette la presentazione di modelli di business, al fine di supportare la visibilità e il networking a livello europeo, per l’implementazione di iniziative internazionali.

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