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Paolo Villoresi e VENQCI, la prima rete di comunicazione quantistica tutta veneta

Un’infrastruttura strategica per il futuro digitale del Veneto: sviluppata da Regione, CAV e il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Padova, la rete è già operativa e pronta per l’interconnessione nazionale e internazionale. “VenQCI rappresenta un esempio concreto della nostra Agenda Digitale: un progetto che guarda al futuro, ma risponde anche ai bisogni di oggi del territorio. È frutto di una straordinaria collaborazione tra istituzioni, come la Regione, l’Università di Padova e CAV, ognuna con le proprie competenze, e valorizza l’eccellenza scientifica veneta. Nonostante le difficoltà di finanziamento iniziali, siamo orgogliosi di aver portato avanti questa infrastruttura strategica, già operativa, aperta a nuove adesioni e pronta a dialogare con le reti quantistiche nazionali e internazionali. È una scommessa vinta sul futuro e che pone nuovamente il Veneto tra le regioni apripista in progetti a valenza europea”. Con queste parole l’assessore al Bilancio della Regione del Veneto con delega all’Agenda Digitale, è intervenuto alla presentazione ufficiale dell’infrastruttura quantististica VenQCI, che si è tenuta oggi presso la sede di CAV, alla presenza dell’Amministratore Delegato di CAV, Maria Rosaria Anna Campitelli, della Presidente di VSIX, Eleonora Di Maria, e del professore ordinario di Fisica Sperimentale all’Università di Padova, Paolo Villoresi, responsabile tecnico del progetto.   IMG-20250619-WA0014 IMG-20250619-WA0017 IMG-20250619-WA0023 IMG-20250619-WA0007 VenQCI (Veneto Quantum Communication Infrastructure) è una rete di comunicazione all’avanguardia, che garantisce uno scambio sicuro e inviolabile di dati tra istituzioni, aziende e cittadini.  Si tratta, inoltre, della prima  rete quantistica in produzione a livello regionale in Italia ed è stata progettata e realizzata da Regione del Veneto, CAV – Concessioni Autostradali Venete e Università degli Studi di Padova, ed è già attiva tra le province di Padova e Venezia con l’obiettivo  di rafforzare la sicurezza e l’affidabilità delle comunicazioni digitali. VenQCI si basa, infatti, su tecnologie che sfruttano i principi della meccanica quantistica per generare e distribuire chiavi crittografiche in grado di proteggere le comunicazioni da qualsiasi tentativo di intercettazione o manomissione. Mentre le reti tradizionali, anche se cifrate, potrebbero essere vulnerabili nel lungo periodo a causa dell’evoluzione della potenza di calcolo, le chiavi quantistiche garantiscono una protezione intrinseca, poiché qualsiasi tentativo di accesso illecito altera irrimediabilmente i dati, rendendo evidente l’attacco. La rete è composta da cinque nodi quantistici distribuiti su un’area di circa 40 chilometri tra le province di Padova e Venezia: – VEGA – sede della Regione del Veneto – Sede CAV di Marghera – Casello autostradale di Padova Est – Centro VSIX – Università di Padova – Centro QuTech – Università di Padova Ogni nodo è dotato di dispositivi per la generazione e lo scambio di chiavi quantistiche, già integrati con sistemi di cifratura del traffico su reti Layer 2 / 100GE, rendendo la rete operativa e pronta all’uso. “Il progetto è solo all’inizio: i prossimi sviluppi prevedono l’estensione della rete quantistica a tutto il territorio regionale, con l’obiettivo di elevare i livelli di cybersicurezza in tutti i settori strategici – ha sottolineato Calzavara -. Va ricordsto che questo progetto affonda le sue radici nella strategia di innovazione regionale avviata nel 2022 con il Tavolo di partenariato per il PNRR, che individuava nella rete quantistica veneta uno dei 16 progetti chiave per costruire il ‘Veneto del futuro’. Pur in assenza di fondi nazionali, la Regione ha scelto comunque di investire in questa iniziativa, confermandone il carattere prioritario in un contesto in cui la sicurezza digitale è sempre più cruciale per la pubblica amministrazione come per le imprese e i cittadini”.

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“L’interazione tra l’uomo e i modelli virtuali”: il Recap dell’evento

Il 12 giugno, a partire dalle 14:30, si è svolto nell’Aula KE del DEI il seminario “L’interazione tra uomo e i modelli virtuali”, un’iniziativa congiunta di divulgazione scientifica nell’ambito del progetto “Modelli”, organizzato dal team di Terza Missione di diversi dipartimenti dell’Università di Padova: il Dipartimento di Fisica e Astronomia G. Galilei (DFA), il Dipartimento di Ingegneria Industriale (DII), il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione (DEI), e il Centro di Ateneo per i Musei (CAM). Dopo i saluti istituzionali di Gaudenzio Meneghesso, Direttore del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e l’intervento di Flavio Seno, Direttore del Dipartimento di Fisica e Astronomia, ha preso la parola Alberto Benato, responsabile della Terza Missione del DII. Benato, tra gli artefici dei seminari “Modelli”, ha illustrato il ciclo di seminari, iniziato il 16 maggio e in programma fino a novembre. Ha sottolineato che l’iniziativa, un’opera complessa che approfondisce il tema dei modelli e il loro impiego in vari contesti, ha l’obiettivo di rendere accessibile al pubblico ciò che viene sviluppato nei Dipartimenti di Ingegneria Industriale, Ingegneria delle Informazioni e Fisica e Astronomia. Ma cosa sono i Modelli Virtuali? Mattia Veronese, responsabile di Terza Missione del DEI, l’ha spiegato nel suo intervento, per poi introdurre due esempi rappresentativi del potere dirompente dei modelli virtuali che oggi abbiamo dentro la nostra università: il Laboratorio Simulatori di Guida Dinamici e il Centro di Sonologia Computazionale. Le tecnologie digitali sono ormai una parte integrante della nostra quotidianità, a ogni età e in ogni contesto: dal lavoro alla sfera personale, fino alla gestione domestica, sono presenti 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Dietro queste tecnologie vi sono innumerevoli modelli virtuali. Che si tratti di simulazioni complesse, avatar digitali o ambienti di realtà aumentata e virtuale, questi modelli virtuali stanno ridefinendo il modo in cui impariamo, lavoriamo, ci relazioniamo e percepiamo la realtà stessa. Pensiamo a Google Maps, un esempio rappresentativo di modello virtuale. Non è una raffigurazione fisica del mondo, ma una ricostruzione digitale interattiva che simula la realtà, offrendo un’esperienza dinamica che va ben oltre una semplice rappresentazione.   IMG_4376 20250612_170432 IMG_4469 IMG_4442 20250612_175006 20250612_174330 20250612_174150 20250612_173534 20250612_170019 20250612_175601   Il modello virtuale ci permette, infatti, di simulare la realtà in modo immersivo senza dover costruire oggetti fisici, evidenziando criticità e vincoli che nella vita reale potrebbero sfuggirci, ma che potrebbero verificarsi. In pratica, possiamo usare approssimazioni numeriche per fare previsioni e costruire un futuro in cui i modelli virtuali migliorino costantemente la nostra comprensione del mondo. Mattia Bruschetta, PhD del DEI, ha poi parlato dei simulatori dinamici, spiegando come il modello si trasformi in un ambiente interattivo. Questo ambiente “vive” grazie alle decisioni e alle reazioni del guidatore, e questa dinamica, come ha evidenziato, può migliorare notevolmente lo sviluppo dei veicoli, perfezionare i protocolli di test e aumentare la sicurezza stradale, ponendo sempre il guidatore al centro dell’esperienza simulata. A seguire, il seminario di Sergio Canazza, professore associato di Informatica del DEI e direttore del CSC (Centro di Sonologia Computazionale), che ha fatto riflettere sull’evoluzione della figura del musicista nell’era dell’intelligenza artificiale, con cenni all’intreccio di saperi, tra musica e ingegneria dell’informazione. Le opere musicali del Centro di Sonologia Computazionale del DEl utilizzano da sempre modelli virtuali del suono,modelli per il restauro delle installazioni artistiche e modelli fisici di manufatti musicali antichi attraverso ricostruzioni 3D in grado di riprodurre il suono. Al termine dei seminari è stato possibile visitare i laboratori di Simulatori di Guida Dinamici e il Centro di Sonologia Computazionale, eccezionalmente aperti al pubblico per l’occasione, concludendo questa bella iniziativa di riflessioni e scoperte sull’interazione tra l’uomo e i modelli virtuali.     Finanziato dal bando dell’Università di Padova che incentiva progetti per lo sviluppo di attività di Terza Missione e Scienza Aperta, il progetto “Modelli” è stato proposto dal Dipartimento di Fisica e Astronomia, in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Industriale, il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, e il Centro di Ateneo per i Musei, con il sostegno di numerosi partner esterni.  

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