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Matteo Martin vince il DS Web Award a Denver

Matteo Martin, dottorando al terzo anno presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione sotto la supervisione del prof. Morten Gram Pedersen, ha vinto il DS Web Award, nella categoria studenti laureati, della Society for Industrial and Applied Mathematics (SIAM) insieme a Anna K. Thomas, dottoranda all’University of Pittsburgh, per il software toolbox XPPLORE. Il premio è stato conferito in occasione della SIAM Conference on Applications of Dynamical Systems (DS25) che si è tenuta dall’11 al 15 maggio a Denver, USA.

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Il contributo del DEI al progetto “Modelli. Un viaggio attraverso le discipline e le culture”

Il progetto di Terza Missione “Modelli. Un viaggio attraverso le discipline e le culture”, che vede come capofila il Dipartimento di Fisica e Astronomia (DFA) e che, a partire dal 7 maggio ospita al Museo Giovanni Poleni una mostra dedicata proprio al tema del modelli fisici e virtuali nella scienza, si arricchisce del contributo del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione (DEI). Oltre a partecipare ai seminari organizzati dal Dipartimento di Ingegneria Industriale (DII), il DEI offre un apporto originale allo spettacolo teatrale “Caravanserraglio” ideato sempre all’interno del DFA ma che viene arricchito di un lato tecnico-ingegneristico. Questo spettacolo è frutto di un gruppo di lavoro composto da dottorandi e membri della comunità locale di diverse provenienze geografiche e culturali, ed è nato all’interno del progetto di Terza Missione 2022 “Scienza dal mondo islamico all’Europa di oggi” del Dipartimento di Fisica e Astronomia. Protagonista dello spettacolo è l’Astrolabio, modello dell’universo tolemaico e simbolo dello scambio culturale attraverso i secoli che, grazie alle nuove tecnologie di produzione del suono, diventa uno strumento narrativo e musicale innovativo, una vera e propria opera d’arte autonoma, in grado di generare suoni.  Il CSC (Centro di Sonologia Computazionale)  ha quindi dotato di sensori una copia dell’astrolabio in modo da consentire un dialogo performativo e un’interazione con gli attori. Ad aprire ogni rappresentazione, ci sarà il preludio “Modelli del suono: il ‘nuovo’ musicista”, curato da Sergio Canazza (professore associato di Informatica del DEI) e dal team del Centro di Sonologia Computazionale (CSC). Questa performance offrirà una riflessione sull’evoluzione della figura del musicista nell’era dell’intelligenza artificiale. Portato in scena dalla compagnia TAM teatromusica, lo spettacolo sarà rappresentato in diversi luoghi di Padova, con un’attenzione particolare ai quartieri caratterizzati dalla pluralità culturale, etnica e religiosa. La prima dello spettacolo si terrà al Teatro San Carlo, quartiere Arcella (via Pietro Giovanni Guarneri 22, Padova), il 17 ottobre 2025 alle ore 21:00. Per maggiori informazioni sul progetto: https://www.dfa.unipd.it/terza-missione/modelli/ Per prenotazioni spettacolo (prossima apertura): https://www.eventbrite.it/o/progetto-modelli-109283016471 Il CSC al lavoro per la produzione dello spettacolo “Caravanserraglio”: Modelli – study Modelli – test   Finanziato dal bando dell’Università di Padova che incentiva progetti per lo sviluppo di attività di Terza Missione e Scienza Aperta, il progetto “Modelli” è stato proposto dal Dipartimento di Fisica e Astronomia, in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Industriale, il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, e il Centro di Ateneo per i Musei, con il sostegno di numerosi partner esterni.  

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Rivoluzione nel rilevamento: le reti ottiche diventano sensori globali

Il nostro pianeta è avvolto da una rete di miliardi di chilometri di fibra ottica, attraverso la quale viene trasmessa tutta l’informazione che viaggia su Internet. Una buona parte di questa rete è posata sul fondo di mari ed oceani, ambienti decisamente inaccessibili. Immagina adesso che questa enorme rete globale in fibra ottica, quella che usiamo per internet, possa diventare anche un sensore super potente per monitorare il pianeta. È proprio quello che il progetto ECSTATIC vuole realizzare! L’idea è di sfruttare le reti di comunicazione ottiche esistenti per rilevare terremoti, tsunami, vibrazioni di infrastrutture, come ad esempio il cedimento dei ponti, e molto altro, tutto in tempo reale. In pratica, trasformare l’enorme quantità di dati che queste reti producono, in informazioni utili per la sicurezza e il monitoraggio ambientale. Com’è possibile tutto ciò? Il progetto ECSTATIC, che per l’Università di Padova è coordinato dal prof. Luca Palmieri, professore ordinario di  Campi Elettromagnetici, svilupperà nuove tecnologie di rilevamento basate su luce, combinate con l’intelligenza artificiale, per analizzare le vibrazioni e i cambiamenti nel segnale delle fibre ottiche, con una precisione e capillarità mai vista prima. I vantaggi sono enormi. Innanzitutto, le reti di fibra ottica coprono già gran parte del pianeta, quindi avremo un sistema di monitoraggio distribuito su scala globale, anche in ambienti difficilmente raggiungibili da altre tecnologie, come quello sottomarino. Altro vantaggio: l’analisi dei dati avviene in tempo reale, permettendo di agire rapidamente in caso di emergenze. Inoltre, l’utilizzo delle infrastrutture esistenti è molto vantaggioso in termini economici, perché non occorre costruire nuovi sistemi di rilevamento. «Per immaginare l’enorme potenzialità di monitoraggio ambientale della fibra ottica – afferma Luca Palmieri, del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione (DEI) e a capo del team del DEI che si occupa del progetto, – basti pensare che, con i sistemi di interrogazione sviluppati in ECSTATIC, venti chilometri di fibra sono come avere una sequenza di due mila microfoni, uno ogni dieci metri, per cui è anche possibile localizzare un’eventuale anomalia e intervenire puntualmente». In sintesi, ECSTATIC vuole trasformare le reti di comunicazione in un sistema di rilevamento globale standardizzato, offrendo nuove possibilità per la sicurezza, il monitoraggio ambientale e la gestione delle infrastrutture.

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Quando scatti una foto lasci tracce di te!

Lo sapevi che ogni fotocamera lascia una traccia unica e inconfondibile sulle immagini che scatta, simile all’impronta digitale di una persona? Questa caratteristica è molto utile sia per verificare l’autenticità di una foto e stabilire se è stata manipolata, sia per identificare la fotocamera utilizzata in un crimine. Di questo e altro, ce ne parla Simone Milani, professore associato di Telecomunicazioni del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione. Ascoltalo qui sotto! 

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Gary Stager: il Futuro si scrive in codice: il recap dell’evento 

Il 5 maggio, presso lo SMACT Competence Center, il nostro dipartimento ha ospitato circa settanta tra docenti e dirigenti scolastici provenienti da tutto il Veneto e da diverse regioni italiane che, insieme a una quindicina di persone collegate online, hanno partecipato all’incontro con Gary Stager, esperto internazionale nel campo della formazione e figura di spicco del Costruzionismo, l’approccio pedagogico ideato da Seymour Papert del MIT. Questo evento formativo è stato organizzato dal prof. Emanuele Menegatti, nell’ambito delle iniziative di Terza Missione del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione (DEI), con il patrocinio dell’Università di Padova. L’incontro si è rivelato un’occasione preziosa per la condivisione di idee e riflessioni, permettendo ai partecipanti di riscoprire l’attualità del pensiero di Seymour Papert e di esaminare come le tecnologie possano trasformarsi in strumenti efficaci per un apprendimento autentico e creativo. Il fulcro del pomeriggio è stato un messaggio incisivo: contrariamente all’istruzionismo, basato su una trasmissione passiva di nozioni, il costruzionismo promuove un apprendimento attivo che va oltre il semplice “fare per capire”, incoraggiando a “inventare per imparare”. Questo approccio pedagogico pone gli studenti al centro del processo educativo, considerandoli costruttori attivi del proprio sapere, capaci di esplorare, creare e concretizzare le proprie idee. A seguire il seminario, un workshop pratico ha coinvolto una quarantina di docenti in un’esperienza diretta. Attraverso la fusione di coding e creatività, il laboratorio ha offerto spunti immediatamente applicabili nella pratica didattica quotidiana. L’iniziativa ha rappresentato anche un’importante opportunità per consolidare il dialogo tra scuola e università, in linea con gli obiettivi della Terza Missione: diffondere la ricerca al di fuori dell’ambito accademico, condividere competenze e costruire legami significativi con il territorio e la comunità educativa, al fine di sviluppare una visione condivisa di una scuola orientata al futuro. Stager_050525_-47 Stager_050525_-64 Stager_050525_-67 Stager_050525_-44 Stager_050525_-29 Stager_050525_-16 Stager_050525_-63 Stager_050525_-71 Stager_050525_-73

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A Padova si è concluso con successo il Workshop PXRNMS 2025

Dal 9 all’11 aprile 2025, Padova è stata il palcoscenico di un importante incontro internazionale patrocinato dall’Università di Padova e organizzato dal Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione (DEI), in collaborazione con il Dipartimento di Fisica e Astronomia “Galileo Galilei” (DFA): il Physics of X-Ray and Neutron Multilayer Structures – PXRNMS 2025. Questo workshop, dedicato alle tecnologie delle strutture multistrato per la fisica con raggi X e neutroni, ha visto riunirsi esperti da tutto il mondo. Fondata nel 1992 negli stati Uniti, la conferenza è ospitata ogni due anni da importanti istituzioni di ricerca nel settore. L’evento ha seguito l’edizione precedente, che si era svolta in Giappone nel 2023. Il workshop ha ospitato quaranta interventi scientifici, tra cui quello del plenary speaker Peter Böni (Technical University di Monaco di Baviera) e quelli degli invited speaker Matteo Altissimo (Sincrotrone Trieste), Patrice Bras (European Synchrotron Radiation Facility), Danielle Gurgew (Universities Space Research Association – Science and Technology Institute), Yves Ménesguen (CEA Saclay) e Dmitriy Voronov (Advanced Light Source – Lawrence Berkeley National Laboratory). Ad aprire i lavori con i saluti istituzionali è stato il Prorettore alla Ricerca, prof. Fabio Zwirner. Gli interventi hanno preso in esame la fisica dei film ottici multistrato su scala nanometrica, ottimizzati per varie applicazioni nei domini dell’estremo ultravioletto (EUV) e dei raggi X, e per l’ottica dei neutroni. «Tra le principali applicazioni, – spiega Maria Guglielmina Pelizzo, professore associato di Fisica Sperimentale della Materia e Applicazioni e Chair della conferenza – ci sono la fisica dei neutroni per lo studio dei materiali quantistici, come i superconduttori, e i materiali magnetici complessi, la fotolitografia EUV per la produzione di circuiti integrati, e le osservazioni astronomiche dallo spazio nell’estremo ultravioletto e nei raggi X, utili per monitorare l’attività solare e le tempeste geomagnetiche, per l’osservazione di plasmi caldi, supernovae e galassie». Il workshop ha richiamato più di ottanta scienziati di università ed enti di ricerca di tredici paesi e aziende esperte del settore; in particolare, hanno supportato l’evento gli Istituti di Fotonica e Nanotecnologie e di Officina dei Materiali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IFN e CNR-IOM), l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e le aziende Zeiss, optiXfab e Rigaku. PXRNMS2025_SB_01_-19 PXRNMS2025_SB_01_-24 PXRNMS2025_SB_01_-33 PXRNMS_2025_SB_02-119 PXRNMS_2025_SB_02-016 PXRNMS_2025_SB_02-001 IMG_3486 IMG_2596 PGH50022 PGH59895 Load More End of Content.

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Wi-Fi Attacks! 

Da diversi anni ormai, il Wi-Fi è diventato una parte essenziale della nostra vita. Dalla nostra casa agli spazi pubblici, fino al luogo di lavoro, le reti wireless ci permettono di rimanere sempre connessi. La comunicazione wireless (letteralmente “senza fili”) avviene attraverso l’aria, o meglio, le onde radio.  Ma quanto sono sicuri i nostri dispositivi Wi-Fi per la trasmissione dei dati? Specifichiamo: non stiamo parlando di sicurezza relativa alla cybersecurity, per proteggerci, per esempio, contro gli intrusi che vogliono entrare nella nostra rete Wi-Fi per rubarci i dati sensibili. Stiamo parlando di sicurezza a livello fisico, ovvero quella dei dispositivi. Eh sì, anche i dispositivi connessi tra loro via wireless possono venire attaccati per distruggere la trasmissione dei dati che stanno comunicando. E c’è chi dimostra scientificamente la loro vulnerabilità. Una di queste persone è Francesca Meneghello, Ingegnere delle Telecomunicazioni del DEI. La ricerca che sta portando avanti in collaborazione con i ricercatori del CNIT/Università di Brescia, del Politecnico di Milano, della Northeastern University (Boston, USA) e Michele Rossi, professore ordinario in Telecomunicazioni al DEI, riguarda la tecnologia MIMO, acronimo di Multiple Input Multiple Output. Questa tecnologia consente di incrementare la velocità di trasferimento dei dati senza richiedere un aumento della banda di trasmissione: il segnale viene emesso da diverse antenne trasmittenti e, sfruttando le riflessioni generate da pareti e altri elementi presenti nell’ambiente, raggiunge l’antenna ricevente attraverso percorsi multipli con lievi differenze temporali e spaziali, creando così flussi di dati simultanei che trasportano una quantità maggiore di informazioni rispetto a un singolo flusso convenzionale. E questo è fondamentale se vogliamo usare contemporaneamente cellulare, laptop, smart TV, o tablet senza che i dati in ingresso e in uscita rallentino o creino congestioni come in un ingorgo stradale. «Tuttavia, −  spiega Meneghello − per velocizzare la procedura di trasferimento dei dati di controllo nei sistemi Wi-Fi, alcuni di questi dati vengono trasmessi non criptati. Infatti, se questi dati di controllo venissero criptati, sarebbe difficile garantire un aggiornamento costante degli stessi (ogni circa 10 millisecondi) necessario per trasmettere dati tramite la tecnologia MIMO». Ed ecco che un normale dispositivo Wi-Fi ma malevolo (o “attaccante”), può distruggere tutte le trasmissioni del sistema Wi-Fi. Come agisce? «Prima “cattura” i dati di controllo trasmessi dagli altri dispositivi (i dati non criptati) e, conoscendo come l’access point crea i diversi flussi di trasmissione dato che è definito nello standard, – continua Meneghello – crea dei dati di controllo ad hoc che generano interferenza per gli altri dispositivi legittimi».  A quel punto, tutti i dispositivi ricevono un messaggio rivolto a loro ma anche altri messaggi non rivolti a loro. In pratica, è come se in una stanza ci fossero tante persone e tutte parlassero contemporaneamente con lo stesso volume di voce. Il dispositivo malevolo – implementato dai ricercatori modificando il funzionamento di un dispositivo Wi-Fi commerciale – comunica i dati di controllo errati in una modalità da farli sembrare corretti. Il router continua a trasmettere “senza accorgersene” ma, in realtà, la trasmissione non avviene. «Si dovrà trovare un modo per evitare questo tipo di attacco senza andare ad appesantire la procedura di scambio di dati di controllo» – conclude Meneghello.  La ricerca che dimostra la vulnerabilità dei sistemi Wi-Fi è particolarmente innovativa, tanto che il paper redatto da Francesca Meneghello ha vinto il “Best Paper Award” che sarà consegnato durante l’IEEE International Conference on Computer Communications (INFOCOM, Londra – UK, 19-22 maggio 2025). (v. la nostra precedente news qui). Note di approfondimento: Link all’elenco dei paper che saranno presentati alla all’IEEE International Conference on Computer Communications. Paper n. 74, “How to BREAK MU-MIMO Precoding in IEEE 802.11 Wi-Fi Networks”.Francesca Meneghello (University of Padova, Italy); Francesco Gringoli (CNIT/University of Brescia, Italy); Marco Cominelli (Politecnico di Milano, Italy); Michele Rossi (University of Padova, Italy); Francesco Restuccia (Northeastern University, USA).

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